Regio di Torino: Rosso di sera
Il colore del sangue e dell'amore ispira la stagione 2025-26 presentata ieri in Piazza Castello
Il colore simbolo di passioni roventi, amore e morte, lega le serate di una stagione sorretta da due grandi pilastri, la rara Francesca da Rimini di Riccardo Zandonai, che inaugura il cartellone il 10 ottobre, e la popolarissima Tosca di Puccini che lo chiude il 12 giugno 2026 (con repliche fino al 21). Entrambe tragedie d’amore, ed entrambi nuovi allestimenti del Regio. In mezzo cinque titoli d’opera e tre di balletto, tutti tra novembre e dicembre. Passioni e pulsioni rischiose come filo conduttore, simili a quelle che la cronaca non ci risparmia. “In un tempo segnato da conflitti e inquietudini, l’arte forse non può offrire risposte, ma può certamente stimolare consapevolezza”, ha detto il Sovrintendente Mathieu Jouvin al tavolo con il Sindaco e presidente della Fondazione Stefano Lo Russo, il direttore artistico Cristiano Sandri e il direttore musicale Andrea Battistoni, che dirige sia il titolo inaugurale sia quello finale.
La regia della “Francesca”, su testo di D’Annunzio, è affidata al 38enne Andrea Bernard, premio Abbiati 2024 per la miglior regia.
Per Tosca invece, torna a Torino Stefano Poda, anche lui Premio Abbiati 2024 per il migliore spettacolo, proprio qui al Regio con “La Juive”, che ha inaugurato la stagione 2023/24.
A novembre un titolo dove la tragedia stinge in commedia, il mozartiano Ratto del Serraglio, singspiel turchesco diretto da Gianluca Capuano, premio Abbiati 2022. Dopo i tre balletti di fine anno, tra i quali l’immancabile Roberto Bolle con il suo recente “Caravaggio”,
a fine gennaio sarà la volta della Cenerentola di Rossini, e siamo ancora nel genere buffo. La tragedia più cupa torna con quello che è il pezzo forte della stagione, il Macbeth di Verdi, diretto da Riccardo Muti, che quest’anno compie 84 anni, ma conserva un’invidiabile energia direttoriale, in tandem con la figlia Chiara per la regia.
A seguire, esordisce sulla scena torinese I Dialoghi delle Carmelitane di Francis Poulenc, dall’omonimo testo postumo di Georges Bernanos, corrusca storia di monache ghigliottinate durante la Rivoluzione francese. L’allestimento è quello olandese, ben noto e collaudato, di Robert Carsen. Sul podio il maestro franco-canadese Yves Abel. A maggio 2026, un titolo-icona del Belcanto, I Puritani, ultima opera di Vincenzo Bellini, in una nuova produzione diretta da uno specialista come Francesco Lanzillotta, già apprezzato al Regio per Norma e La Rondine.
A concludere la stagione, come detto, un titolo popolarissimo, Tosca, anch’essa in nuova produzione con il talento immaginoso di Stefano Poda, che curerà al solito l’intero allestimento. Nel ruolo-titolo Chiara Isotton, Martin Muehle Cavaradossi, mentre il cattivo Scarpia sarà il grande Roberto Frontali.
Grande attenzione come sempre ai giovani e alle famiglie con formule e spettacoli espressamente studiati. Un’ultima opportuna precisazione: il “Rosso” del titolo non è per fortuna in alcun modo riferito al bilancio del Regio, che dopo tante tribolazioni e dopo tre anni di nuova gestione è finalmente tornato in equilibrio, e tutto fa pensare che ci resterà grazie anche all’appoggio dei grandi sponsor come Intesa San Paolo e Reale Mutua.